Le misure fiscali previste nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima

Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, pubblicato il 21 gennaio 2020 e predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
26/03/2020

Il 21 gennaio 2020, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (“PNIEC”), predisposto con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il PNIEC è stato altresì inviato alla Commissione europea in attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999. La sua attuazione sarà assicurata da appositi decreti legislativi (da emanare nel corso 2020) di recepimento delle direttive europee in materia di energia e clima.

Con il PNIEC, pubblicato annualmente, i ministeri stabiliscono gli obiettivi nazionali su alcuni particolari temi legati all’energia e ai suoi impatti ambientali, tra cui l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di CO2, la sicurezza energetica, lo sviluppo sostenibile e la povertà energetica.

Il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, nel comunicato che accompagna la pubblicazione del PNIEC, ha dichiarato che

l’obiettivo dell’Italia è quello di contribuire in maniera decisiva alla realizzazione di un importante cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Unione europea, attraverso l’individuazione di misure condivise che siano in grado di accompagnare anche la transizione in atto nel mondo produttivo verso il Green New Deal”.

Il piano si pone cinque obiettivi (denominati “dimensioni”):

  • decarbonizzazione;
  • efficienza energetica;
  • sicurezza energetica;
  • mercato interno dell’energia;
  • ricerca, innovazione e competitività.

Per il raggiungimento di ciascuno di questi obiettivi, propone diverse politiche e misure.

Nonostante l’assenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze tra i firmatari del PNIEC, nel quadro delle misure proposte non mancano alcuni interventi fiscali.

Tra le misure “orizzontali”, volte cioè a perseguire tutti i menzionati obiettivi, il Piano propone di rivedere l’intera fiscalità energetica, diversificandola sulla base delle emissioni climalteranti e inquinanti e comunque in linea con gli orientamenti comunitari sul tema e con gli obiettivi internazionali che molti enti si pongono in questi anni (già commentati in apposito articolo su questo sito). Nel proporre tale revisione, il Piano non manca di sottolineare che devono tenersi in debita considerazione le fasce deboli della popolazione e i settori produttivi che ancora non dispongono di opzioni alternative ai combustibili e carburanti tradizionali.

La necessità di intervenire con strumenti di natura fiscale viene poi ribadita con riferimento alle singole “dimensioni”. Per fare un esempio, con riguardo alla “dimensione dell’efficienza energetica”, il Piano chiarisce apertamente che

“Si intende ricorrere a un mix di strumenti di natura fiscale, economica, regolatoria e programmatica, prevalentemente calibrati per settori di intervento e tipologia dei destinatari”.

Di seguito le principali misure fiscali esaminate nel PNIEC.

Detrazioni fiscali per l’efficienza energetica.

Ancora una volta, un ruolo prioritario viene demandato alle detrazioni fiscali per riqualificazioni energetiche e ristrutturazioni edilizie, ponendo una maggiore attenzione agli aspetti legati alle performance energetiche e ambientali degli interventi.

Il PNIEC dà atto di come sia in fase di valutazione un percorso di stabilizzazione per le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica e per la ristrutturazione degli edifici, per un periodo almeno triennale. Inoltre, nel Piano si propone di unificare tutte le detrazioni fiscali esistenti in un unico beneficio. Sul punto, si legge quanto segue:

“Al fine di rafforzare la misura, massimizzare i risultati e ottimizzare le risorse, si intende integrare il meccanismo dell’Ecobonus, del Sismabonus e del bonus casa in un unico meccanismo. Quest’ultimo prevedrà, per gli interventi che hanno effetto sulla prestazione energetica degli edifici, un beneficio modulato in relazione al risparmio atteso, considerando l’intera vita tecnica dell’intervento, al fine di premiare quelli con il miglior rapporto costo-efficacia e aumentare la propensione verso interventi radicali sull’edificio (deep renovation), ivi compresi quelli che includono il miglioramento sismico”.

Incentivi all’acquisto di veicoli più efficienti e a minori emissioni climalteranti.

Il Piano annuncia inoltre che si intende rivedere gradualmente i sistemi fiscali sul trasporto (tassa immatricolazione, tassa di possesso, imposte sui carburanti, ecc.) e studiare ulteriori modalità di finanziamento per favorire i veicoli alimentati da combustibili alternativi, in particolare elettrici. Per quanto riguarda la tassa di possesso, una sua eventuale revisione allo scopo di legare la sua determinazione all’effettivo utilizzo del mezzo sarà valutata nell’ambito del dibattito avviato sul tema in sede comunitaria.

Si tratta di un rafforzamento, mediante misure fiscali, di strumenti già esistenti da marzo 2019, quali ad esempio (i) la concessione di un contributo a chi acquista un veicolo con emissioni di CO2 inferiori a 70 g/km e prezzo ufficiale inferiore a 50.000 euro, (ii) il pagamento di una imposta per l’acquisto di veicoli di categoria M1, qualora le emissioni di CO2 siano superiori a 160 g/km, ecc o (iii) l’applicazione dell’aliquota IVA super ridotta al 4% alla cessione di autoveicoli e motoveicoli ibridi ed elettrici a soggetti con ridotte o impedite capacità motorie permanenti, a soggetti non vedenti, a soggetti sordomuti e ai loro familiari, con esenzione dall’imposta erariale di trascrizione, dell’addizionale provinciale all’imposta erariale di trascrizione e dell’imposta di registro sugli atti traslativi o dichiarativi.

Rimozione dei sussidi ai combustibili fossili e, più in generale, analisi delle sovvenzioni all’energia.

Anche nell’ambito del G7 di Ise-Shima nel 2016 e di Bologna nel 2017, i Paesi hanno individuato la deadline al 2025 per la rimozione delle principali sovvenzioni ai combustibili fossili, incoraggiando tutti i Paesi interessati a esplorare gli approcci che consentano un migliore allineamento dei sistemi fiscali con gli obiettivi ambientali.

Si intende perseguire tale obiettivo tramite la ricognizione dei sussidi esistenti, in esito alla quale sarà possibile elaborare nuove proposte di riforma fiscale che spostino il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle attività inquinanti e allo sfruttamento delle risorse naturali.

Il Piano rappresenta che

“Allo studio dell’Amministrazione Pubblica vi sono diverse strade da poter percorrere. Alcuni sussidi sono relativamente facili da riformare; altri hanno bisogno di approfondimenti; alcuni richiedono accordi a livello europeo (ad es. quelli relativi alla differenziazione dell’IVA, le quote gratuite dell’ETS) o globale (ad es. esenzioni dei carburanti per il trasporto aereo e marittimo internazionali, legati alle convenzioni ICAO e IMO)”.

A tal fine, il Parlamento ha attribuito al Ministero dell’Ambiente il compito di predisporre un “Catalogo dei Sussidi Ambientalmente Dannosi e dei Sussidi Ambientalmente Favorevoli” (come disposto dall’art.68 della Legge del 28 dicembre 2015 n.221, contenente misure per l’economia verde e l’uso efficiente delle risorse), ove il termine “sussidio” include anche le agevolazioni fiscali.

Nel Piano, si legge che:

Il Catalogo dei sussidi si pone come utile strumento:

  • per individuare l’area di intervento per una possibile riforma della fiscalità generale, in applicazione del PPP (il “principio chi inquina paga”) che migliori il funzionamento del mercato;
  • per individuare misure che contribuiscano a una riforma fiscale ambientale (riduzione della pressione fiscale che grava sul fattore produttivo lavoro e sulle imprese con il contestuale recupero di gettito mediante forme di fiscalità ambientale che colpiscano inquinamento, risorse naturali, consumi e produzioni dannosi per l’ambiente);
  • e, soprattutto, per individuare aree di riduzione delle “spese fiscali” in generale”.

Complessivamente, dalla ricognizione del citato Ministero, sono emerse 161 misure di sussidi ambientalmente rilevanti in tutti i settori dell’economia nazionale (100 misure sono “spese fiscali” e 61 “sussidi diretti”), per un valore complessivo di 41,3 mld€. In particolare, ai fini del PNIEC sono state individuate 57 misure che hanno un impatto in campo energetico per un totale di 30,6 mld€ nel 2017; di questi 16,9 mld€ sono costituiti da sovvenzioni ai combustibili fossili (45 misure).

I sussidi sono riepilogati in apposite tabelle trascritte nel PNIEC (Tabelle da 62 a 65, pagg. 256 e ss.).

 Sviluppo Gas Naturale Liquefatto (GNL) nei trasporti marittimi e servizi portuali.

Al fine di incrementare  sviluppo dell’utilizzo del GNL per ridurre le emissioni del trasporto marittimo e i servizi portuali con benefici non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e industriale, è prevista l’emanazione di norme di defiscalizzazione per la costruzione di depositi e/o distributori di GNL nei porti. Inoltre, al fine di assicurare un quadro di riferimento stabile per favorire le decisioni di investimento del comparto industriale nel settore, si intende prevedere che le accise sul gas naturale, anche nella forma di GNL usato nei trasporti, rimangano stabili sul valore attuale.

Povertà energetica e fiscalità.

Il Piano, a partire dal 2018, include la lotta alla povertà energetica (“PE”) nei suoi obiettivi. A tal fine, descrive l’andamento atteso dei prezzi dell’energia elettrica (incluse le componenti fiscali e di sistema) che, secondo le proiezioni della Commissione europea per il nostro paese (EU Reference Scenario 2016), crescerebbe dello 0,6% annuo, mentre nel complesso la spesa energetica potrebbe crescere dell’1,3% su base annua.

Il PNIEC dà atto di come gli strumenti oggi esistenti nel nostro Paese – i bonus elettrico e gas, la detrazione fiscale per lavori di riqualificazione energetica (c.d. “Ecobonus”), il Conto Termico – si prestano, se opportunamente modificati e coordinati, a contrastare il fenomeno della PE in Italia, richiedendo l’introduzione di una “misura ufficiale” della PE intesa quale difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, ovvero alternativamente, in un’accezione di vulnerabilità energetica, quando l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a un “valore normale”.

Esso riepiloga altresì le misure (anche fiscali) già esistenti e di recente rafforzate dal legislatore, tra le quali merita una menzione  la detrazione fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici (c.d. Ecobonus), esteso dapprima (Legge di Bilancio 2017) alle famiglie in povertà energetica, mediante la facoltà di cessione del credito per i soggetti incapienti e successivamente (Legge di Bilancio 2018) agli Istituti autonomi per le case popolari/social housing.

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