Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Decreto del Ministero dell’Ambiente n. 434 del 21 dicembre 2023.
21/01/2024

Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente n. 434 del 21 dicembre 2023 il nostro Paese si è dotato di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNAAC), circostanza, questa, che presenta inevitabili risvolti anche in materia di energia.

L’obiettivo del Piano è chiaro: “fornire un quadro di indirizzo nazionale per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo possibile i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali, nonché a trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche”.

La struttura è la seguente:

  • il quadro giuridico di riferimento,
  • il quadro climatico nazionale,
  • gli impatti dei cambiamenti climatici in Italia e vulnerabilità settoriali,
  • le misure e le azioni del PNAAC,
  • finanziamento dell’adattamento ai cambiamenti climatici,
  • la governance dell’adattamento.

In un allegato (il cosiddetto database delle azioni di adattamento) vengono individuate una serie di azioni (361) che, in base al livello degli interventi materiali e strutturali che richiedono per poter essere attuate, vengono classificate su una scala che va da “soft” (nessun intervento richiesto) a “grey” (azioni dirette su impianti, tecnologie o infrastrutture) passando per “green” (richiedono interventi nature-based).

Nel piano sono contenute alcune riflessioni molto significative in materia di energia.

In primo luogo, si sottolinea come “la principale relazione tra cambiamenti climatici ed energia è inerente all’incremento della domanda di raffrescamento che determina un aumento dei consumi di energia elettrica nel periodo estivo, direttamente collegato all’innalzamento delle temperature medie. Lo stesso fenomeno determinerà una minore richiesta di energia per soddisfare la domanda di riscaldamento nel periodo invernale”.

L’aumento delle temperature e i fenomeni di siccità vengono inoltre individuati come i principali responsabili dell’impatto dei cambiamenti climatici sul funzionamento delle reti elettriche. Più nello specifico, si afferma come il primo comporterà un aumento della resistenza dei cavi e, di conseguenza, del fenomeno delle perdite di trasmissione. Citando testualmente: “Per ogni grado di aumento della temperatura, la capacità dei trasformatori può̀ ridursi fino all1%, mentre la resistenza dei cavi di rame aumenta allincirca dello 0.4%, nellinsieme, la capacità di una rete si riduce dell1% circa per ogni grado centigrado di aumento della temperatura”.

Viene inoltre inevitabilmente sottolineato l’impatto dei fenomeni connessi alla siccità rispetto al funzionamento degli impianti termoelettrici.

Infine, si esprime preoccupazione anche rispetto alla possibilità di innesco e propagazione di incendi nelle infrastrutture di produzione di energia, così come per i possibili danni causati da forti raffiche di vento.

Fra le 361 azioni allegate al piano ve ne sono alcune proprio in materia di energia, tutte classificate come “grey”, che riguardano nello specifico l’edilizia residenziale, come ad esempio la riduzione del numero di edifici in classe energetica F e G e il conseguente aumento di quelli in classe A, B e C.

Alla luce di quanto appena esposto, il Piano sembra poter essere un fondamentale punto di partenza per l’adozione di misure che vadano nel verso di una sempre maggiore sostenibilità energetica.

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